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Galileo Chini
Biografia
A cura di Sibilla Panerai


1873
Galileo Andrea Maria Chini nasce il 2 dicembre a Firenze da Elio, sarto e suonatore di filocorno, e Aristea Bastiani.

1884-1885
Dopo la morte dei genitori lo accudisce lo zio paterno Dario, affermato decoratore e restauratore di affreschi, che lo iscrive ai corsi di decorazione della Scuola d’Arte di Santa Croce a Firenze. Galileo lo affianca nei lavori di decorazione del castello Torlonia a Serra Brunamonti in Umbria.

1889
Inizia a lavorare nella bottega di Amedeo Buontempo, pittore di origine friulana. Partecipa con lo zio ai lavori di restauro in Santa Trinita a Firenze (interventi cancellati) e, sotto la direzione dell’architetto Corinto Corinti, alla documentazione e ai rilievi di Mercato Vecchio.

1894
Inizia la collaborazione con Augusto Burchi, pittore, affreschista e restauratore che gli affida, dopo un breve tirocinio, la decorazione del soffitto del salone di rappresentanza di Palazzo Budini Gattai a Firenze, in collaborazione con Giulio Bargellini.

1895
A Vicchio decora la Chiesa di San Giovanni Battista (distrutta); a Volterra esegue lavori di ripristino nella cappella dei Conti Guidi in S. Francesco e affresca gli stemmi delle famiglie del posto nella sala del Maggior Consiglio del Palazzo dei Priori. In questa circostanza conosce Elvira Pescetti, sua futura moglie. Si iscrive alla Scuola Libera del Nudo all’Accademia di Belle Arti di Firenze, che frequenta fino al 1897.

1896-1897
Fonda, verso la fine dell’anno, con Giovanni Vannuzzi, Giunti e Montelatici, la Manifattura “Arte della ceramica”, vicina agli ideali del movimento inglese delle «Arts and Crafts» per la rinascita dell’artigianato artistico. Pubblica otto illustrazioni sulla rivista «Fiammetta». Partecipa alla selezione per l’Esposizione Internazionale Festa dell’Arte e dei Fiori a Firenze; non ammesso, espone nella Mostra dei rifiutati, allestita in una galleria di legno e muratura di cui decora la scena centrale della facciata.

1898
Porta a termine le decorazioni (scomparse) della Cappella Ficozzi in Santa Trinita a Firenze, lasciata incompiuta dalla scomparsa dello zio, ed esegue dei restauri nel Palazzo del Comune a San Miniato, dove decora il soffitto della sala del Consiglio Comunale. Partecipa con l’“Arte della Ceramica” alle Esposizioni Internazionali di Torino e Londra, vincendo due medaglie d’oro. Realizza per «Il Cavalier Cortese» testata, fregi e due tavole a colori.

1899
Continua i lavori a San Miniato, nella Chiesa di San Domenico. Decora il soffitto della Sala del biliardo nel Circolo Ricreativo del Popolo (oggi Circolo Cheli) a Volterra e la sala di lettura dell’Hotel Helvetia a Firenze. Il cugino Chino entra a far parte della Manifattura. Galileo prende in sposa Elvira; l’anno seguente nascerà la prima figlia, Isotta e nel 1901 il secondo figlio, Eros.

1900
Partecipa con le ceramiche della Manifattura all’Esposizione Internazionale di Parigi ottenendo il Grand Prix. Pubblica su «L’Italia ride» tre illustrazioni. Torna a frequentare la Scuola Libera del Nudo all’Accademia di Belle Arti di Firenze, fino al 1902. Partecipa al Concorso per l’illustrazione della Divina Commedia nuovamente illustrata da artisti italiani e pubblica tre illustrazioni. Realizza il manifesto per il periodico «La Rassegna Internazionale della Letteratura e dell’Arte Contemporanea». Si riferisce ai primi anni del Novecento la decorazione in Palazzo Davanzati a Firenze (oggi Banca Mercantile, Banca Popolare di Lodi).

1901
Esegue due sale da pranzo dell’Hotel Cavour a Firenze (una nell’odierno Ristorante Beatrice, recentemente restaurato, l’altra nella sala colazione) e partecipa con la Manifattura alle Esposizioni Internazionali di Bruxelles, Gand e Pietroburgo, ottenendo sempre il Grand Prix. Partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia con Quiete. Realizza il manifesto per il periodico «Euphorion». Quest’anno l’“Arte della Ceramica” si sposta da Firenze a Fontebuoni. Effettua dei lavori di restauro e decorazione nella Chiesa di S. Maria Maggiore a Firenze, impegnandosi fino al 1905 (staccate e conservate solo alcune parti).

1902
Partecipa con l’“Arte della Ceramica” all’Esposizione Internazionale di Arte Decorativa di Torino. Collabora alla costruzione di un padiglione della Mostra Nazionale di Floricoltura di Firenze ed espone Marina alla Quadriennale di Torino.

1903
Partecipa alla Biennale di Venezia con La Sfinge e Un Tramonto e cura l’allestimento e la decorazione della Sala Toscana. Ad ottobre decora, a S. Giovanni Valdarno, il tabernacolo dedicato a Masaccio in occasione del centenario dell’artista (distrutto).

1904
Promuove, con Ludovico Tommasi, la Secessione della Promotrice Fiorentina, a Palazzo Corsini, dove espone cinque opere. Avvia in aprile la decorazione della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia (inaugura l’anno seguente). Affresca la volta del salone delle feste del Grand Hotel La Pace a Montecatini ed effettua delle decorazioni nella Villa Targioni a Calenzano (Prato). A questo periodo dovrebbe risalire anche la decorazione del distrutto caffé teatro Palace Theatre a Montecatini e la facciata del padiglione antistante l’ex Cinema Verdi, oggi sede dell’Azienda di Promozione Turistica. Espone Marina alla Secessione di Monaco e all’Esposizione di Saint Louis, dove ottiene il Grand Prix con l’“Arte della Ceramica”, di cui lascia però la direzione, per divergenze con i soci.

1905
Allestisce con Tommasi, De Karolis, Tofanari e Lolli la Prima Esposizione dell’Arte Toscana (espone cinque dipinti) e decora il Salone e la Sala del The. Espone alla Biennale di Venezia Il Trionfo (allegoria) e La Campagna, occupandosi anche della decorazione della Sala Toscana. Partecipa all’Esposizione d’Arte Umoristica a Firenze e affresca il Palazzo della Cassa di Risparmio di Arezzo, antico edificio degli Albergotti e dei Bacci.

1906
Fonda col cugino Chino Chini la Manifattura “Fornaci San Lorenzo”, a Borgo San Lorenzo. Decora la sala della “Giovane Etruria” all’Esposizione Internazionale di Milano; la sala, distrutta da un incendio, è ricostruita in poche settimane da Galileo, Bongi e Giovanni Beltrami, ripetendo esattamente lo stile del padiglione distrutto. Vi espone Notturno. Inizia i lavori nella Villa Pecori Giraldi a Borgo San Lorenzo. Allo stesso periodo si può datare la decorazione della cappella Rolandi-Ricci (oggi parte del complesso dell’Hotel Villa Ariston) a Lido di Camaiore. Realizza con Leto Chini le prime decorazioni di una lunga serie per le cappelle del Cimitero dell’Antella.

1907
Allestisce, con Plinio Nomellini e lo scultore Edoardo De Albertis, la Sala L’arte del Sogno alla Biennale di Venezia, in cui espone Icaro, Il Giogo e Il Battista (affresco). Esegue nella Badia a Coltibuono a Gaiole in Chianti, un affresco raffigurante il Beato Benedetto da Coltibuono. Inizia a disegnare le scene per Il sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare. Pubblica un’illustrazione su «Novissima».

1908
Partecipa con cinque opere e due pannelli decorativi alla I Biennale d’Arte di Faenza. A dicembre riceve l’incarico di insegnamento al Corso Libero Superiore di Decorazione della Regia Accademia di Belle Arti di Roma, dove presterà servizio fino al 1911. Dipinge il catino absidale dell’Oratorio dell’Arciconfraternita della Misericordia, a Borgo San Lorenzo e disegna gli ambienti per La maschera di Bruto di Sem Benelli (non restano testimonianze).

1909
Tra gennaio e febbraio decora con le Allegorie dell’Arte e della Civiltà, la cupola del Salone centrale del Palazzo dei Giardini alla Biennale di Venezia (ricoperta da Giò Ponti nel 1928 e riscoperta nel 1986). Nominato nella commissione organizzatrice per l’Esposizione del Ritratto Italiano del 1911 a Firenze, ne disegna il manifesto. Realizza la scena del solo III atto de Il malefico anello di Morello (non restano documenti) e le scene, i costumi e il manifesto per La cena delle beffe di Sem Benelli. Torna a frequentare i corsi della Scuola Libera del Nudo all’Accademia di Belle Arti di Firenze ed espone al Salon d’Automne di Parigi. Fa progettare a Giusti la sua casa-studio in Via del Ghirlandaio 52 a Firenze, ampliata e decorata nel 1914 (affreschi della facciata quasi completamente cancellati).

1910
Esegue le scene per Orione di Ercole Luigi Morselli e La Regina di Guelfo Civinini (non restano documenti). Decora il Padiglione Italiano all’Esposizione Internazionale di Bruxelles, per cui riceve il Grand Prix, e lo Stabilimento Terme Tamerici di Montecatini. Disegna le scene per il Sogno di una notte di mezza estate e il manifesto e le illustrazioni per il libro L’amore dei tre re di Sem Benelli. Partecipa all’Esposizione Internazionale d’Arte a Buenos Aires.

1911
Realizza manifesti per il Regio Politeama Fiorentino Vittorio Emanuele, per Il Mantellaccio. Poema drammatico in 4 atti di Sem Benelli, di cui disegna anche le scene (non restano documenti), per la Mostra del Ritratto Italiano, per la Drammatica Compagnia di Roma e per la Mostra Etnografica all’Esposizione Internazionale di Roma, all’interno della quale esegue i fregi del Padiglione Toscano e del Salone delle Feste. Alla fine di giugno si imbarca a Genova sul piroscafo diretto a Bangkok, su invito del Re del Siam Rama V per affrescare l’Ananta Samakhom Throne Hall.

1912
Rientra in Italia per un breve periodo, a causa di una malattia di Chino e di Elvira.

1913-1914
Ritorna definitivamente a Firenze tra la fine di agosto e i primi di settembre del 1913. L’anno seguente partecipa alla II Secessione Romana, allestendo una sala ed esponendovi Danzatrice Monn, e alla Biennale di Venezia, dove allestisce la Sala dello scultore iugoslavo Ivan Mestrovic, con diciotto pannelli sul tema La Primavera che perennemente si rinnova. In una sala personale espone un vasto gruppo di opere siamesi: Nel tempio, Fronde e luci, Natura morta, L’idolo, Ninnoli d’oriente, «Men Su» l’attrice, Natura morta, Vecchio cimitero di San Phaya, La festa dell’ultimo giorno dell’anno cinese a Bangkok, Wat Sam-Chet, La mia veranda a Bangkok, La Casa di Ghotamo- la fede-la pace-l’indolenza, Il mio cortile a Bangkok, L’ora nostalgica sul Men-nan, La bisca del gran Cinese a Bangkok. Allestisce l’Esposizione Internazionale di Bianco e Nero a Firenze ed espone alla I Esposizione Invernale Toscana. Disegna dei bozzetti per La mort de Tintagiles di Maurice Maeterlinck, per Nerone di Pietro Cossa e per Il tramonto di un Re di Nino Berrini (non c’è sicurezza sulla loro effettiva realizzazione). Realizza il manifesto per Piccolo Harem di G. Costa.

1915
Riceve l’incarico di supplente, al posto di De Carolis, presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze, per la cattedra di Ornato. Affresca il Palazzo dell’Economia a Firenze, oggi Camera di Commercio, ed espone alla II Esposizione Invernale Toscana. Fa costruire, su progetto suo e dell’architetto Ugo Giusti, la casa a Fossa dell’Abate, oggi Lido di Camaiore. Ne disegna i mobili e negli anni Venti ne affresca la sala da pranzo e il soggiorno.

1917
Partecipa all’Esposizione del Soldato a Firenze e pubblica, con Nomellini e Cifariello, il manifesto Rinnovandoci rinnoviamo, in cui propone l’abolizione delle Accademie per l’istituzione di scuole artistiche-industriali dove fondere architettura, decorazione, industria, pittura e scultura. Tra questa data e il 1935 elabora quattro bozzetti e un modellino per il Faust di Goethe.

1918
Affresca il Palazzo Comunale di Montecatini e disegna le scene per il Gianni Schicchi, una parte del Trittico di Puccini.

1919
Partecipa ad aprile alla III Edizione del Premio Ussi a Firenze.

1920
Decora alla Biennale di Venezia il Salone, già Mestrovic, con pannelli orizzontali con allegorie dell’arma, dell’esercito e dell’eroismo italiano (La glorificazione dell’Artigliere e dell’Ardito lanciafiamme; del Nocchiero; del Fante; del Lanciere) ed espone Il Calvario, Il voto ai dimenticati della terra e Il voto ai dimenticati del mare, oltre a due mosaici veneziani, su suoi disegni, di S. Paolo e S. Giuda. In seguito alla morte di Burchi, avvenuta l’anno prima, Galileo è nominato, senza concorso, Professore di Ornato e Decorazione all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Disegna il San Giovanni Battista per i lavori di restauro del Santuario del SS. Crocifisso a Borgo San Lorenzo (danneggiato).

1921
Decora tra il 1919 e il 1921 la Villa Scalini a Carbonate, sul lago di Como. Partecipa alla Primaverile Fiorentina ed espone alla I Biennale romana Il mio cortile a Bangkok, Studio, Danzatrice Laos, La danzatrice di Sumatra, La mia veranda, Studio e La perla. Esegue i bozzetti per i manifesti del Comitato del Secentenario della morte di Dante. Inizia ad organizzare il lavoro di decorazione delle Terme Berzieri, su progetto dell’architetto Ugo Giusti (inaugureranno nel 1923).

1922
Allestisce le Sale della Fiorentina Primaverile a Firenze, di cui disegna anche il manifesto. Espone alla Biennale di Venezia Episodio. Intorno a questi anni decora il Gran Caffè (oggi Ristorante) Margherita di Viareggio ed il Grand Hotel Excelsior.

1923
Espone la Spada d’onore di S. E. il Generale Conte Guglielmo Pecori-Giraldi, eseguita da Guido Calori, alla II Biennale Romana. Disegna il manifesto per la “Crociera italiana in America latina sotto gli auspici di Gabriele d’Annunzio”, per le Regie Terme di Salsomaggiore e per l’”Esposizione- Fiera Cavalli e Bovini” di Firenze. Tra il 1923 e il 1925 decora ed allestisce il Palazzo Scalini a Milano in Via Seprio.

1924
Ha una sala personale alla Biennale di Venezia dove espone Fecondazione e Nostalgia di Bangkok e realizza con Chino un’edicola in ceramica col Redentore. Invitato con Ugo Giusti e Alfredo Belluomini a dirigere la Commissione per il piano regolatore di Viareggio, ne decora molti edifici con le ceramiche della Manifattura. Esegue il manifesto per il XII Concorso Ginnastico Federale Internazionale di Firenze e per la Fiera di Milano e i bozzetti per la versione musicata da Umberto Giordano de La cena delle beffe di Sem Benelli. Inizia a febbraio a lavorare alle scene della Turandot di Puccini, di cui si conoscono quattro versioni.

1925
Decora il Grand Hotel des Thèrmes (il salone moresco, la taverna rossa, la sala delle cariatidi) a Salsomaggiore, il cinema centrale e il Tabarin Florida a San Remo e il Padiglione Italia all’Esposizione Internazionale di Arti Decorative di Parigi. Lascia la direzione delle Fornaci San Lorenzo. Esegue il manifesto per la Mostra dei cani alla Fiera di Milano e per la Mostra Didattica Nazionale di Firenze. Disegna le scene e la copertina per l’edizione Treves de L’amorosa tragedia di Benelli e un bozzetto per l’Otello di Shakespeare (non realizzato). A quest’anno risale l’esecuzione delle vetrate per il Palazzo della Municipalità della Concessione Italiana di Tien-Tsin.

1926
Progetta per Ducrot la decorazione della cupola e degli ambienti della motonave Augustus e del piroscafo Ausonia (avevano già collaborato per l’allestimento del transatlantico Roma). Partecipa al Padiglione dei Reduci di Firenze e disegna la copertina della Turandot per l’edizione Ricordi. Disegna le scene dei soli III e IV atto per Il vezzo di perle di Benelli. Allo stesso periodo si ricollegano le decorazioni di due centrali idroelettriche, una a Marlengo (Merano) e l’altra a Mori (Rovereto), commissionate dalla Società Elettrica Alto Adige del gruppo Montecatini, diretta da Guido Donegani. Lavorerà ancora per la Società Generale per l’Industria Montecatini, terminando nel 1928 la nuova sede sociale a Milano.

1927
Tra il 1927 e il 1928 decora la villa Fonio a Salsomaggiore, il Poggio Diana e la Villa di Donegani a Moltrasio, sul lago di Como. Partecipa all’80° Esposizione Nazionale di Belle Arti di Firenze ed è incaricato dell’insegnamento di Decorazione pittorica al terzo anno della Reale Scuola di Architettura di Firenze.

1928
A febbraio riceve l’invito a partecipare alla mostra degli Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma. Disegna i bozzetti per le scene e i costumi dell’Amleto (non realizzati). Espone alla mostra Mezzo Secolo di Arte Toscana a Firenze ed esegue il manifesto Zolfi di Romagna.

1929
Espone a febbraio in una personale alla Bottega d’Arte di Livorno ed inizia la decorazione del Palazzo Vincenti di Corso Italia a Pisa, allora sede del Consiglio Provinciale dell’Economia e del Lavoro, oggi succursale della Banca Popolare di Novara. Affresca il palazzo della Provincia di Livorno (demolito) e progetta le decorazioni, mai eseguite, per il concorso per l’Abbazia di San Godenzo.

1930
Espone alla Biennale di Venezia La Cena, La modella in riposo, Il cavolo, Scia di Monsone, Natura morta- Orata. Realizza i costumi per Fiorenza di Sem Benelli, di cui restano solo fotografie di scena. Tra il 1930 e il 1936 esegue una prova per l’Edipo Re di Sofocle e per Manon Lescaut, su musica di Puccini, entrambi non realizzati. Tra il 1930 e il 1935 esegue anche un bozzetto per L’Oro del Reno, prologo de L’anello del Nibelungo di Wagner e Il deserto di A. Gherardini (non realizzati). A luglio espone alla LXXXIII Esposizione Sociale d’Arte a Montecatini. A novembre la Reale Scuola di Architettura di Firenze sospende la cattedra di insegnamento da lui esercitata. Esegue il manifesto per l’Istituto teatrale italiano, compagnia di Sem Benelli per l’arte drammatica.

1931
Inaugura ad aprile una personale a Parigi alla Galleria Bernheim-Jeune. A maggio espone a Firenze nella Galleria Firenze di G. Cavalensi e di G. Botti; decora intorno a questa data la Cappella di San Giovanni Battista nella Chiesa del Sacro Cuore di Carignano a Genova. Partecipa alla LXXXIV Esposizione Sociale a Montecatini Terme e inaugura un’altra personale a Parigi, al Palais de la Mediterranée.

1932
Ha una mostra alla Galleria Pesaro di Milano; Carrà ne scrive una lusinghiera recensione. Tiene ancora altre personali a Livorno nella Bottega d’Arte e alla galleria Vitelli di Genova, alla Casa d’Arte di la Spezia e alla Galleria d’Arte G. Cavalensi e G. Botti di Firenze. Decora a Roma, in un edificio provvisorio in Piazza di Siena, il Padiglione Toscano della Mostra del Grano, all’interno della Mostra del Decennale della Rivoluzione Fascista. Partecipa alla III Esposizione d’Arte di Montecatini e disegna tre progetti (mai eseguiti) per il concorso relativo alla decorazione della sala reale della Stazione di Firenze.

1933
Partecipa alla I mostra del Sindacato Nazionale Fascista di Belle Arti di Firenze e alla II Mostra d’Arte Toscana di Livorno.

1934
Espone nuovamente alla Galleria Cavalensi e Botti di Firenze e alla Galleria Genova di Genova. Partecipa alla Biennale di Venezia con undici quadri: Cantiere in darsena- Versilia; Natura morta- Primavera; Case sul mare- Versilia; Estate- Versilia; Dalla spiaggia- Lido di Camaiore versilia; Agosto; Capanna sulla spiaggia- Versilia; La casa dell’oblio; Mattino di settembre- Versilia; Natura morta- L’ocio; Case nella pineta- Viareggio. Partecipa alla Mostra del paesaggio di Bologna, all’interno della Fiera del Littoriale e alla VII Mostra Interprovinciale d’Arte Toscana a Firenze. Realizza diversi emblemi per l’Associazione Nazionale Fascista dei Dirigenti delle Aziende Commerciali.

1935
Espone a maggio alla Galleria Il Cimento di Napoli, con Zambeletti e Tofanari e a giugno con Nomellini all’Hotel Croce di Malta, a Montecatini Terme. Si data alla metà degli anni Trenta la decorazione del Caffè ristorante Doney a Firenze e del Grand Hotel ad Ardenza.

1936
Tiene una personale alla galleria Apollo di Roma, espone al saloncino Rizzi di Firenze e partecipa al Concorso di Arte Sacra di Bologna. Alla Biennale di Venezia presenta I garofani rossi, Ora stanca, La fornace sull’Arno, Primavera e, fuori concorso, La pensierosa. Esegue le scene per la Cenerentola di Rossini, alla Scala di Milano.

1937
Espone alla Galleria d’Arte Firenze di Firenze e alla XCII Esposizione Sociale della Società di Belle Arti.

1938
Espone ancora in una personale alla Galleria d’Arte Firenze di Firenze e in una collettiva alla Galleria Pesaro di Milano; partecipa alla X Mostra del Sindacato Interprovinciale di Belle Arti di Firenze e Al I Concorso d’Arte Sacra di Firenze. Riceve diverse onorificenze. Ad ottobre si ritira dall’insegnamento per limiti di età.

1939
Espone alla Società delle Belle Arti di Firenze e al Premio Sanremo; partecipa a gennaio alla III Quadriennale di Roma con Estate, alla VI mostra d’arte estiva viareggina, al Concorso Nazionale del Paesaggio Italiano a Bergamo e alla Mostra dei Pittori dell’Ottocento e Contemporanei di Prato. Esegue per conto della Società Navale Italia un grande pannello per la Stazione marittima di New York.

1940
Ha mostre personali alla Società di Belle Arti di Firenze, alla Galleria Rotta di Genova e alla Gian Ferrari di Milano.

1941
Espone in una personale alla Galleria d’Arte Firenze. Partecipa alla XII Mostra d’Arte di Firenze, alla VII Mostra Estiva di Pittura dedicata al Paesaggio, a Viareggio e alla III mostra d’arte rionale a Firenze.

1942
A gennaio espone alla XCVII Mostra Sociale di Belle Arti di Firenze e alla Mostra d’Arte a Beneficio delle Forze Armate a Viareggio. Decora intorno a questa data il salone delle riunioni della Casa del Contadino a Bologna, nuova sede dell’Unione Provinciale Fascista Lavoratori Agricoltori (distrutta). Organizza con Orsi, Pistelli e Arrighini la I Mostra d’Arte e di Storia a Lido di Camaiore, dove ha una sala personale. Partecipa alla I Mostra valdarnese d’Arte, a S. Giovanni Valdarno e alla IV Mostra degli artisti versiliesi, a Seravezza. Espone a Viareggio nella Galleria Nettuno o Bottega dei Vàgeri e partecipa all’Esposizione degli Artisti Toscani a Düsseldorf.

1943
Espone in mostre personali a gennaio all’Albergo Universo di Lucca, a febbraio alla Galleria d’Arte Trieste di Trieste e a maggio alla Galleria Permanente Alessandro Gazzo di Bergamo. Partecipa alla mostra d’arte a beneficio della Compagnia Gioconda Fiorentina pro Infanzia a Firenze e a luglio espone alla galleria Vittoria di Brescia. Si data a questo periodo un grande pannello decorativo per la sala del ristorante dell’albergo “Palazzo” di Livorno. Espone nella Bottega dei Vàgeri a Viareggio.

1944
Nel periodo dello “sfollamento” si sposta con la famiglia a Striglianella ed espone in una personale alla Galleria Il Cenacolo di Firenze.

1945
Dona al Comune di Firenze tredici dipinti di varie zone della città distrutte in seguito al “brillamento di mine” da parte dei tedeschi.

1946
Muore la figlia Isotta; Galileo ne affresca la Cappella nel Cimitero dell’Antella.

1947
Espone alla Mostra dell’Arte Antica, dell’Ottocento e Contemporanei Toscani a Firenze.

1950
In questo periodo la sua attività artistica diminuisce progressivamente per un disturbo alla vista che lo porterà alla cecità.

1951
Partecipa all’Esposizione Internazionale d’Arte Sacra di Roma.

1952
La Galleria dell’Accademia di Belle Arti di Firenze gli dedica una retrospettiva. Espone nel salone delle Esposizioni di Arte Figurativa a Lido di Camaiore; partecipa alla I Mostra Nazionale d’Arte a Trieste e alla mostra Mezzo Secolo d’Arte Toscana a Firenze.

1954
Dipinge il suo ultimo quadro Follia macabra. Partecipa alla Mostra d’Arte Contemporanea al Palazzo delle Esposizioni a Roma, organizzata dalla Commissione Italiana per l’Appello Pro Infanzia (UNAC, poi Unicef).

1955
Espone ad agosto in una personale al Palazzo Comunale di Pietrasanta e dona ufficialmente al Museo Fiorentino Universitario di Etnologia gran parte dei cimeli siamesi e orientali riportati da Bangkok (la donazione era avvenuta in realtà nel 1950, ma fino a questa data i reperti non avevano trovato giusta collocazione).

1956
A gennaio partecipa alla Mostra Internazionale di Arte Contemporanea Pro Infanzia a Bogotà, in Colombia e ad agosto il Palazzo Comunale di Pietrasanta gli dedica una retrospettiva. Muore a Firenze il 23 dello stesso mese, nel suo studio in Via del Ghirlandaio.


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