Vincenzo Camuccini
(Roma, 22 febbraio 1771 - 2 settembre 1844)
Cornelia madre dei Gracchi
matita su carta, su telaio di legno
cm. 58 x 78,5
Il quadro,
oggi nel Palazzo Ducale di Lucca, viene commissionato da Maria
Luisa di Borbone, figlia di Carlo IV di Spagna, Regina d’Etruria,
deposta dal trono da Napoleone nel 1807 e, probabilmente,
viene eseguito dopo il soggiorno di Camuccini a Parigi, intorno
al 1810-11 (Pinto, 1973, p. 333).
Le note autografe delle vendite
delle opere conservate in Archivio e pubblicate nel catalogo
della mostra del 1978, consentono di ricostruire anche la
fortuna che tale tema trovò presso i committenti di
Camuccini, poiché egli eseguì in piccole dimensioni
una replica per il cav. Fayler prima del 1824 e un’altra
per la Contessa Ostrowska tra il 1832 e il 1833 (Roma, 1978,
p.40).
Stando a Falconieri è
la stessa committente, rimasta vedova e madre di due figli,
che suggerisce il tema per le evidenti allusioni autobiografiche.
L’episodio interpretato nello stesso periodo anche da
altri artisti, è tratto da Valerio Massimo, che cita
Cornelia quale exemplum virtutis. (Missirini, 1835, p.41).
Figlia di Scipione l’Africano,
costei era una donna colta che prese parte attiva al circolo
degli Scipioni, una libera associazione di pittori e intellettuali
legati da idee comuni. Rimasta vedova, non si volle risposare
per dedicarsi ai figli, rifiutando anche la proposta di re
Tolomeo VII d’Egitto; Falconieri descrive la tela ambientata
in: “… una vasta sala architettonicamente decorata,
nelle cui pareti in due nicchie si ammirano i simulacri di
Gracco e Scipione, accennando così alle glorie di famiglia.
Un tramezzo e pochi scanni compiono il resto senza sfoggio
di ricchi arredi. La composizione dividesi in tre gruppi.
Cornelia siede in nobile
atteggiamento di contro alla dama Capuana formosissima e fastosamente
abbigliata alla quale ella in opposto con nobile atteggiamento,
e con severa parola, le risponde: ecco le mie gioie! Additandole
i suoi figlioli…” (Falconieri, 1875, p. 111).
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