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Vincenzo Camuccini
(Roma, 22 febbraio 1771 - 2 settembre 1844)

Rimasto orfano di padre in giovane età, spronato dal fratello maggiore Pietro, inizia il suo tirocinio pittorico presso lo studio di Domenico Corvi, il suo maestro in auge a Roma, che propone una pittura classicheggiante.
Il fratello Pietro, giovane antiquario, lo introduce nella raffinata cerchia di intellettuali collezionisti, artisti e letterati, tra cui Canova, Monti, Goethe – che a Roma frequenta il salotto di Angelica Kauffmann.
Camuccini si cimenta nelle copie dai maestri del Cinquecento e del Seicento; a tal proposito è significativa quella della Deposizione di Raffaello eseguita nel 1789 per Lord Bristol. A quest’attività egli si dedica anche più tardi, negli anni della dominazione francese, allo scopo di sostituire gli originali esportati da Napoleone in Francia.
Il giovane artista si lega d’amicizia con l’archeologo Ennio Quirino Visconti che lo stimola ad approfondire con rigore la conoscenza della scultura antica sugli esemplari dei Musei Vaticani e Capitolini. Con gli artisti suoi coetanei Pietro Benvenuti, Luigi Sabatelli e Giuseppe Bossi, e ad altri stranieri residenti a Roma, è tra i frequentatori dell’Accademia dei Pensieri, fondata da Felice Giani, dove i giovani artisti si riuniscono e si esercitano nella composizione di un tema stabilito, poi discusso collegialmente. Camuccini intende divenire l’interprete del quadro di storia, un quadro che illustra le virtù civili attraverso la narrazione di episodi storici, non solo tratti dalle fonti antiche, ma anche dalle più recenti interpretazioni moraleggianti dell’Histoire Romaine di C. Rollin (1738-48).
Nel 1873 Lord Bristol, vescovo di Derby, commissiona al pittore La morte di Giulio Cesare ( 1793-1807)
dopo poco La morte di Virginia (1793-1804), grandi tele di cui egli esegue anche delle repliche in formato minore, che segnano il definitivo affermarsi dell’artista sulla scena artistica romana.
Nel 1790 sotto la direzione di Asprucci decora il soffitto della Villa Borghese con Archelao con Paride fanciullo. Si allontana da Roma durante la rivoluzione del 1798 visitando Firenze; nel 1802, al suo ritorno nella capitale, diviene accademico di San Luca, e ne diviene Principe dal 1806 al 1810, cosa eccezionale data la giovane età.
Nel 1803 viene nominato da Pio VII direttore dello Studio dei Mosaici di San Pietro: durante questa attività, tra l’altro fornisce il cartone per l’incredulità di san Tommaso (1806).
Nel 1806 esegue la Presentazione al Tempio per la Chiesa di San Giovanni a Piacenza, in concorrenza con
il Landi autore per la stessa chiesa del Cristo al Calvario.
È incaricato insieme al Landi della decorazione del salone centrale dell’ Imperatore per il Palazzo di Montecavallo al Quirinale in occasione della prevista visita di Napoleone a Roma, per cui esegue Carlo Magno che ordina ai dotti italiani di fondare l’ università di Parigi e di Tolomeo Filadelfo nella Biblioteca di Alessandria (1812-13).
Contemporaneamente compie anche opere a soggetto mitologico di cui si ricorda Il convito degli dei alle nozze di Amore e Psiche (1810-17) per la volta di una sala del Palazzo Torlonia ora demolito.
Parallelamente continuano le commissioni di quadri storici databili nelle loro prime redazioni tra il 1824-25: Lucrezia trovata al lavoro da Collatino, Curio Dentato che rifiuta i doni dei Sanniti, Romolo e Remo, Attilio Regolo. In questo periodo è in contatto con i Borboni del Regno di Napoli: nel 1826 Francesco I lo incarica della sistemazione della Galleria di Napoli, e nel 1827 lo nomina direttore dei Pensionati di Belle arti a Roma. Sempre su incarico reale esegue la tela S. Francesco che risuscita un giovi -netto per l’omonima chiesa di Napoli.
L’ultima produzione di Camuccini è di carattere religioso: Giuditta e Oloferne per la Chiesa di Alzano presso Bergamo (1828) La discesa di Cristo nel Limbo (1831); per la riedificata Basilica di San Paolo La conversione di San Paolo (portata a termine nel 1835) e San Paolo rapito al terzo cielo (1839), un’opera che suscita giudizi negativi (nello stesso modo della Deposizione dalla Croce, commissionata nel 1835 per il Duomo di Terracina) e all’Assunta, di cui declinò l’incarico poi affidato a Agricola. Segno del trascorrere del tempo e della nuova sensibilità verso la cultura romantica, in modo negativo vengono accolti anche gli ultimi quadri di soggetto storico L’ingresso di Francesco Sforza a Milano (1835) e di soggetto romano: Furio Camillo che scaccia i galli dal Campidoglio, commissionatogli da Carlo Alberto per il palazzo Reale di Genova (1839-40).
Da sottolineare la sua attività di ritrattista tra cui si segnala Il Ritratto di Thorvaldsen (1808), Il ritratto di Maria Luisa di Borbone duchessa di Lucca (1811) di Pio VII (1815) della Principessa di Partanna e di Ferdinando I di Napoli ( 1819-20) di Pio VIII (1829) dello Scultore de Fabris (1830) e del Cardinale Zurla (1831).


Carlo Finelli Luigi Bienaimè