SABINA
MIRRI
Quadri succulenti
28 novembre 2005 - 31 dicembre 2005
Le numerose
serie di dipinti e sculture realizzate da Sabina Mirri nel
corso della sua trentennale carriera – la prima personale
nel 1976, a soli diciannove anni – sono apparentemente
molto diverse
tra loro. “Tutte però tessute con un unico
filo”, spiega l’artista, alludendo forse
alla trama di intenso sentimento ed ancor più intensi
colori che è alla base di ogni suo lavoro.
La novità dei Quadri
Succulenti, tre grandi tele a soggetto floreale individuate
dal nome di un colore, Viola, Giallo e Azzurro, risiede
nell’attenzione che questa volta l’artista presta
alla “confezione” delle opere, di cui una sfavillante
cornice dorata è elemento sostanziale. “Ho
pensato di rafforzare l’effetto di estetismo tirato
al massimo prodotto da questi miei trionfi vegetali, carichi
di colore e completati da cornici sontuose, inserendoli
in uno spazio espositivo diverso dal solito, una galleria
antiquaria piena di oggetti preziosi, che funziona un po’
come uno scrigno”.
Nelle opere di Mirri, però,
la forma non è mai fine a se stessa. Sia che si trattasse
dei Bagni Misteriosi presenti alle prime rassegne dedicate
da Bonito Oliva alla post Transavanguardia, o dei neoromantici
pastelli del periodo internazionale (il soggiorno a New
York e le importanti mostre a Washington, Oslo, Helsinki
e Basilea) l’imperativo categorico di quest’artista
dalla fantasia complicata e le idee chiare è sempre
stato quello di produrre un’arte piena di significato:
“Nella mia pittura al fuori deve sempre corrispondere
un dentro”. La chiave per comprendere cosa c’è
dentro la festa di colori di Viola, Giallo e Azzurro è
nel titolo della mostra che li qualifica come Quadri Succulenti,
un termine che l’artista, appassionata di giardinaggio,
prende in prestito dal mondo della botanica. Le succulente
sono piante che custodiscono al loro interno il segreto
della sopravvivenza in climi aridi: una concentrazione di
succhi cellulari così alta da consentire l’accumulo
di grandi riserve d’acqua. Anche la flora di Sabina
Mirri trabocca di quei fluidi vitali, alla cui presenza
allude tutto l’apparato esteriore, a cominciare dalla
cornice, luminosa come la luce vivificante del sole. Non
sorprende che questa metafora della forza vitale sia stata
concepita a Petrolo, la fattoria di Mercatale Valdarno dove
l’artista si è trasferita dopo il matrimonio.
Qui sono nati e prosperano i suoi figli, i suoi fiori, quelli
veri e quelli dipinti, e Galatrona, il pluridecorato supertuscan
prodotto dalla famiglia del marito che sarà, ovviamente,
offerto agli ospiti dell’inaugurazione romana di Sabina.
A Petrolo è anche conservata la collezione di testi
botanici dalle cui pagine riccamente illustrate è
germogliata l’ispirazione dei Quadri Succulenti, che,
in effetti, hanno un po’ l’aria di tavole strappate
da un antico erbario. Senonché il linguaggio oggettivamente
descrittivo adottato dalla pittrice non illustra con scientifico
rigore specie floreali conosciute, ma bizzarri capricci
vegetali in cui l’esistente si intreccia al fantastico.
Continua a sorprendere
la pittura di Sabina Mirri, come sempre accampata nell’insidiosa
zona di confine tra realtà e fantasia.
Nota biografica
Sabina
Mirri è nata nel 1957 a Roma, la città della
sua formazione artistica e del precoce esordio, nel 1976,
con una personale alla Galleria Margherita. Ben vivi nella
memoria di chi conosce la produzione artistica degli anni
’70 rimangono alcuni dei lavori realizzati dall’artista,
allora poco più che adolescente, ad esempio le scatole
di legno in cui esponeva gli oggetti trovati nella soffitta
della sua infanzia.
Negli anni ’80 ha
partecipato alle prime rassegne dedicate da Achille Bonito
Oliva alla post Transavanguardia. I colleghi dell’avventura
artistica romana si chiamano Sandro Chia, Enzo Cucchi e
Mimmo Paladino.
Si è poi trasferita
a New York, dove ha fatto parte del gruppo di artisti gravitanti
attorno alla Annina Nosei Gallery. E’ il momento dei
pastelli neoromantici e delle importanti mostre internazionali:
a Washington, Oslo, Helsinki, Basilea, Parigi, Tokyo, San
Paolo, Valencia, Saragozza e Madrid.
Oggi continua a dipingere
nella fattoria di Petrolo a Mercatale Valdarno, dove il
marito produce vini pluripremiati (i più noti sono
il Torrione e il Galatrona, un rinomato supertuscan).
Oltre ad Achille Bonito
Oliva di lei hanno scritto: M. Apa, P. Balmas, F. Crispolti,
T. Lichtenstein, F. Moschini, M. Quesada, G. Soave, L. Laureati.
Le sue opere sono presenti
in importanti collezioni di arte contemporanea.
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