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FINESTRE SU ROMA
di ENRICA SCALFARI
15 maggio - 24 giugno 2006


Finestre su Roma, la mostra fotografica nell'ambito di "Fotografia" - Festival Internazionale di Roma che Enrica Scalfari inaugurerà lunedì 15 maggio nella galleria di Francesca Antonacci, è costruita come un insolito percorso attraverso il centro di Roma. Quaranta foto in bianco e nero di grandi dimensioni propongono prospettive che risultano originali e sorprendenti anche per chi conosce bene la città. L’obiettivo dell’autrice sa annullare il caos quotidiano e riportare le rovine ad una visione piranesiana; sottrae alle architetture più complesse il segreto della loro forma geometrica essenziale; rivela, soprattutto, visioni generalmente riservate a pochi. E’ chiaro che un angelo musicante posto sulla facciata di una chiesa a quindici metri di altezza suona solo per chi ha la fortuna di poterlo guardare da una finestra molto esclusiva e le quaranta foto in mostra sono state chiaramente scattate da quaranta finestre privilegiate. Parliamo di quelle invidiate finestre romane di cui spesso si favoleggia perché solo attraverso di esse l’occhio può accedere a bellezze resi invisibili ai più da un’ubicazione impervia. Il luogo dal quale le foto vengono riprese diviene pertanto di importanza così determinante nell’economia di quest’ultimo lavoro di Enrica Scalfari che ogni immagine è proposta come un quadro con la sua cornice: quel testimone unico, riservato e preciso che è appunto la finestra.
Nota Francesco Scoppola nell’esaustivo saggio introduttivo del catalogo che la suggestione esercitata dall’idea della finestra su un’ artista avvezza ad esprimersi attraverso la macchina fotografica ha poco di casuale e va indagata con attenzione: ” Ogni finestra sta alla sua camera come l'obiettivo alla macchina fotografica, che infatti nasce come camera oscura. Entrambe le strutture sembrano parafrasi dell'occhio. Proprio come negli obiettivi si aprono e si chiudono i diaframmi e le tendine, così avviene per i serramenti delle finestre ... Enrica Scalfari, di fronte a una finestra aperta, ha scrutato la camera oscura della macchina fotografica posta in fondo a una camera, così questa mostra, collocando come in un frattale l'occhio dell'osservatore, anzi gli occhi di molti osservatori dov'era quello della fotografa, ha il fascino discreto delle scatole cinesi, perché anche la città che si vede al di fuori è fatta di finestre e di camere a perdita d'occhio”.


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