Ercole Drei ...
... nato a Faenza nel 1886, Drei, appena
sedicenne si unisce al cenacolo formato da Domenico Baccarini
insieme a Francesco Nonni, Raffaele Ugonia, Giovanni Guerrini,
e Domenico Rambelli, venendo a contatto con le complesse istanze
culturali di stampo simbolista.
Del primo periodo ancora
legata al Simbolismo e al clima Liberty, si espone la statuetta
in bronzo Estasi
d’Amore, un bozzetto per un gruppo da eseguire
in dimensioni maggiori realizzato prima della vittoria del
concorso per il pensionato nazionale, il bronzo de L’Adolescente
del 1911 esposto alla Biennale di Venezia l’anno seguente.
Seguono il Ritratto
di amica, la Danzatrice
con il cerchio, del 1913 esposto a Roma alla
Mostra della Secessione del 1914 e, di poco posteriori, i
bronzi il Ritratto
del conte Luigi Zauli Naldi e la Dafne.
Tra queste pregevoli sculture
di minori dimensioni, si espongono due bronzi : Brezza,
opera eseguita in gesso nel 1913, e fusa nel 1920, oggi di
proprietà dell’Ente Quadriennale di Roma, e la
grande Eva,
della quale il gesso si trova nella collezione della Galleria
Nazionale d’Arte Moderna di Roma.acquisito durante la
mostra degli Amatori e Cultori nel 1919, anno che vede la
realizzazione di altre due note sculture Il Risveglio,
e la Danza,
ugualmente oggi esposte.
Vincitore del premio Baruzzi
per la scultura nel 1910, studia a Firenze col maestro Augusto
Rivalta, e, successivamente, nel 1913 vince il concorso del
Pensionato Artistico Nazionale, che lo conduce a Roma ove,
dopo la prima guerra mondiale, entra in contatto con il clima
del ritorno all’ordine e con il gruppo di artisti del
Novecento Italiano ospitati nella Villa Strohl-Fern, il luogo
dove l’artista ha vissuto e lavorato dal 1921 alla sua
morte.
Di quegli anni sono il bronzo
La commedia,
esposta alla biennale di Venezia nel 1928, il marmo Ragazzo
seduto (1930) il cui gesso viene esposto con
gran successo nel 1931 alla Quadriennale di Roma, e il gesso
Leda
e il cigno (1936) da cui, due anni dopo, viene
tratta una ceramica ad opera del ceramista faentino Anselmo
Bucci.
Oltre alle sculture più
note, vengono proposte le prove pittoriche Natura
morta con le aringhe (1925), La Famiglia
(1926), e il grande Nudo
sdraiato del 1930, anno in cui dipinge Prima
comunione, del quale sopravvive il frammento
esposto, Ragazza
allo specchio (1934) e la Giuditta
(1936), eseguite sotto l’influsso della pittura di Carlo
Socrate, suo amico e sodale, abitante anch’egli nella
villa Strohl – Fern.
Di questo fecondo periodo,
la mostra accenna alle opere monumentali più note,
presentando alcuni disegni preparatori per il grande Ercole
dello Stadio dei Marmi a Roma (1932), il disegno (1927) per
la targa
in onore della Regina Margherita, situata in Via Veneto, e
i quattro disegni preparatori delle Quattro stagioni, per
il grande portone ligneo del palazzo dell’Inail in Via
Nazionale, sempre a Roma .
All’indomani della
seconda guerra mondiale, lo scultore si dedica alla realizzazione
di opere di formato minore, e guarda con occhio attento all’arte
sacra ( ma anche in precedenza aveva eseguito ed esposto statue
destinate al culto) rappresentate in mostra da un busto di
angelo, e dall’intenso e drammatico gruppo de Le
tre Marie, realizzato su modello di Ercole Drei
nel 1948 da Anselmo Bucci in ceramica smaltata policroma.
La presenza di questa e di
altre due ceramiche, realizzate sempre da Bucci, quali Il
ratto di Europa ( fine anni quaranta) e la Leda
e il cigno del 1936, vuole essere il pretesto
per un approfondimento, in catalogo, del rapporto di Drei
con le arti decorative, un aspetto ancora poco indagato, ma
mai trascurato dallo scultore, che a questo scopo collaborò
continuativamente anche con Pietro Melandri.
Negli anni Cinquanta Drei
prosegue la propria indagine sul nudo femminile con piccole
sculture in bronzo : ecco allora una Bagnante,
una Ballerina
, una Diana
Cacciatrice, (1955) e il piccolo gruppo Dopo
il bagno che testimoniano la vitalità
di questo scultore quasi settantenne, ancora in grado, però,
di pensare e realizzare la statua quasi a grandezza naturale
della Talia
(1955) della quale si presenta lo studio in gesso preparatorio
per la fusione in bronzo.
Le ultime opere scultore
sono testimoniate da un bel bozzetto per La
Primavera (1966), un bronzo alto cm 65 , e da
Il
casto Giuseppe (denominato anche La moglie di
Putifarre) (1969), un gesso patinato, da cui trapela lo sguardo
colmo di divertita ironia dell’artista ormai anziano.
Corredano la mostra venticinque
disegni realizzati da Drei dai primi del novecento agli anni
cinquanta – matite e carboncini, arricchite da rapidi
tratti di acquerello, dove l’artista indaga il modello
di nudo maschile e femminile.
Qui
invece potrete vedere il catalogo completo con i testi a fronte
|