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Galileo Chini
(1873 - 1954)

Mesù l’attrice, 1913

Olio su tela, cm. 200 x 138
firmato e datato in alto a destra:
“G. CHINI MCMXIII”

Il dipinto, esposto nella sala personale di dipinti siamesi che Galileo Chini presentò alla Biennale veneziana del 1914, subito dopo il suo rientro dall’oriente, è uno dei più suggestivi dell’intero ciclo. La presenza misteriosa della danzatrice (in realtà un danzatore travestito, poiché il suo nome maschile è evidentemente iscritto in eleganti caratteri thai dorati nella parte alta della composizione, assieme alla data 1913), che esce dal fondo scuro del quadro klimtianamente tripartito, è una evocazione intensa del clima sognante che l’artista fissa nei suoi dipinti di quell’epoca. Il titolo “Mesù l’attrice”, conferitogli da Chini stesso in occasione dell’esposizione, cela sotto spoglie più consuete l’inquietante sguardo dell’attore di corte. La tecnica pittorica materica di alcune parti (soprattutto il copricapo, che incorpora persino dei frammenti di vetro e di specchio), vigorosamente vibrata nel gonnellino serico cangiante, conferisce ancor di più alla figura il carattere di apparizione, quasi immersa nell’ombra.